Ricordo che da bambino, al mare, mi divertivo a costringere una palla a stare sott'acqua tenendola ferma con una mano. Quando la lasciavo, obbedendo ad una semplice legge fisica, schizzava in alto e riacquistava poi la sua posizione naturale.
Riprendendo forzatamente quanto già in parte raccontato, mi pare proprio di poter dire che la VITA in Colom-
bia segua quella semplice regola di cui parlavo prima. Ho infatti la netta impressione - non condivisa dai tanti con cui ho avuto modo di scambiare opinioni e pareri - che tutto si regga su di un ferreo controllo del quotidiano, in ogni manifestazione e sfaccettatura. I militari e la vigilanza privata sono onnipresenti e regolano e tengono sotto controllo lo svolgimento delle attività dei colombiani che accettano di buon grado questo stato di militarizzazione non tanto latente.
Anni, decenni di guerriglie con le FARC, i guerriglieri antigovernativi padroni incontrastati di buona parte del territorio nazionale, grazie anche ad aperte connivenze con il potere centrale, hanno ormai "vaccinato" i colombiani che accettano di buon grado il pagamento di questa "tassa" pur di vivere una vita tranquilla, se così la possiamo chiamare. Penso siano convinti, almeno in parte, che un leggero allentamento della presenza militare e della conseguente deterrenza, porterebbe la "palla" a tornare velocemente verso l'alto, con conseguenze drammatiche e nefaste, sia a livello interno che internazionale, campo nel quale la Colombia sta faticosamente e lentamente tentando di rifarsi un abito nuovo e presentabile.
L'Europa e l'Occidente sono radicalmente cambiati dopo l'11 settembre, la vita è diventata più difficile per tutti, si ha sempre il timore che possa accadere qualcosa, nei luoghi affollati e non. La presenza, seppur discreta dei militari, è ovunque percepita ed anche noi siamo disposti a qualche piccola limitazione e verifica supplementare, dopo quanto è accaduto, anche dopo quella fatidica data.
In Colombia si raggiungono però dei livelli assurdi ed intollerabili per chi non vive tra di loro. Non si può entrare con l'automobile nel parcheggio di un supermercato o di un edificio sede di un ufficio pubblico se prima non ci si è fermati all'ingresso per sottoporre la macchina ad un controllo nella parte inferiore, potenziale portatrice, consapevole o meno, di ordigni esplosivi.
Qualunque edificio, almeno limitatamente ai quartieri diciamo così....occidentali, è vigilato nelle 24 ore da portieri armati, chiusi all'interno dei loro gabbiotti e ben attenti a chi entra ed a chi esce. Ben diversamente da come si muovono svogliatamente i nostri residui portieri, questi sono invece sempre pronti a fare entrare un "estraneo" al palazzo, solo dopo aver avuto contezza delle sue generalità e della sua "destinazione" all'interno dell'edificio. Mi si dice che ciò costituisca un elemento di sicurezza in più, ma ....insomma.....ci sarebbe molto da dire e da obiettare.
La polizia ed i militari, spesso giovani alle prime armi, sono fortemente presenti dappertutto, con dotazioni di armi che potrebbero compiere delle stragi, ove erroneamente e troppo facilmente impiegate. I costi di mantenimento di questo formidabile apparato- mi si passi il termine - un po' di cartone se rapportato con quello di altri eserciti occidentali, meno appariscente ma sicuramente più concreto ed efficiente..... , i costi, dicevo, dovrebbero essere elevatissimi. Con conseguente ovvia sottrazione di risorse che potrebbero essere destinate altrove........, e ce ne sarebbe davvero tanto bisogno.
Sarà l'età che sicuramente condiziona e che contrasta con la meravigliosa e formidabile incoscienza giovanile, ma la mia impressione è che ci sia una sottile e leggera "paura" di tutto e per tutto. Si gira per strada, ci si rapporta con gli altri, ci si muove e.....si vive sempre con un po' di ansia. Mi si dirà, e mi è stato detto più volte, che ciò capita in tutte le grandi metropoli, che ci sono quartieri e quartieri, che tutto il mondo è paese.
Sarà anche vero, ma a Milano si può entrare in una qualunque banca, telefonare con il telefonino e presentarsi allo sportello con la mamma,la zia o un amico. In Colombia non lo si può fare per paura che si possa avvisare un complice all'esterno o che si possa costringere l'accompagnatore allo sportello a compiere un prelievo non voluto.
A Milano non ci saranno sicuramente tutti i taxi di Bogotà, ma chiunque ne intravveda uno, lo può tranquillamente fermare per strada. Pagherà una cifra spropositata, combatterà con il traffico, ma arriverà a destinazione. In Colombia, chi si avventura in un taxi all'uscita ad esempio di un centro commerciale, deve lasciare una sorta di "testamento" con intenzioni di viaggio e notizie varie che vengono diligentemente annotate da un solerte addetto che in pratica garantisce la partenza e soprattutto....l'arrivo.
Un altro degli aspetti figlio di questa militarizzazione, ma questa volta direi burocratica è costituito dalla richiesta reiterata ed incessante di un elemento indispensabile per chi voglia vivere da turista in questa terra nella quale, a mio parere, la logica è stata bandita. Parlo di quel libretto che ormai si usa sempre meno in molti paesi del mondo e che comunque si usa in genere un paio di volte nel corso del viaggio: il PASSAPORTO.
Viene ottusamente chiesto e richiesto più e più volte al giorno, per abilitarti a compiere le azioni più banali e normali; si entra in un negozio e si spendono pochi euro? Bene, ti chiedono il passaporto, ti "schedano" diligentemente e ti lasciano con un sorriso a mezza via tra il compiacimento ed altro..........! Per qualunque azione tu compia ed in qualunque maniera tu ti rapporti con loro non si può fare nulla senza il passaporto.
A cosa poi realmente serva, penso nessuno sia in grado di rispondere. Parrebbe essere una forma di tranquillità per loro: sanno chi sei, da dove vieni, cosa fai e quindi si sentono meglio, quasi avessero paura di essere colpiti a tradimento. Mi ricorda un po' Il deserto dei Tartari.
Mi fa sorridere ricordare la polemica nostrana di qualche tempo fa quando una nostra parte politica voleva giustamente prendere le impronte ai Rom. Apriti cielo! Si levarono in volo le prefiche garantiste, invocando il diritto alla privacy, la libertà di movimento, la dignità dell'uomo violata......!
Nella meravigliosa ed assurda terra di Colombia, non gli stranieri soltanto, ma gli indigeni sono sottoposti a questa pratica medioevale ogni qualvolta necessitano di qualche documento rilasciato da uffici pubblici all'interno dei quali campeggiano, in bella vista, enormi tamponi inchiostrati che li attendono. In compenso però,viene poi fornito ai sudditi un delicato pezzetto di garza imbevuto di alcol, quasi a voler loro restituire la verginità violata e perduta.
Lo so da solo, sono perfido. Non sono il classico viaggiatore che va per il mondo ed assorbe positivamente quanto vede, sente, mangia. Mi consolo pensando a quanto mi diceva una persona a me poco simpatica, che forse aveva già intuito gli sviluppi del mio pessimo carattere: sotto il cielo c'è posto per tutti.
Come diceva Baudelaire, sarò virtuoso, domani. L'ho già detto, ma lo ripeto per consolarmi.